Lingua italiana "in bocca magiara"
Olvasnivaló
Lingua italiana "in bocca magiara"
Trappole lessicali nell'interlingua dell'apprendente ungherese
(relazione scritta da una di madrelingua ungherese, che oltre ad errori dovuti alla disattenzione e lacune varie, farà anche i soliti errori tipici dei magiarofoni)
1. L'errore: il nostro eterno nemico (o amico?)
Il discente medio (sempre ammettendo che tale categoria esista) di una lingua straniera è condannato a commettere errori fino alla fine della sua vita: la competenza di un parlante nativo è un obiettivo irraggiungibile. " Crescendo" in una lingua straniera però la natura dei nostri errori cambia: al posto di quelli morfologici subentrano i lessicali e sintattici, dimostrando che anche dopo aver raggiunto un certo grado di correttezza formale, il discente continua a " pensare" nella sua madrelingua e a "tradurre " direttamente da essa.
L'errore, il nostro eterno compagno occupa un posto centrale nella didattica: interessa gli insegnanti e gli studiosi. Negli ultimi decenni il concetto stesso dell'errore è molto cambiato: nella nuova valutazione essi sono molto preziosi, inevitabili anzi desiderabili, in quanto svelano i misteri del meccanismo di apprendimento e forniscono un aiuto per l'insegnante , che come me - dispone di una " banca dati "degli errori più diffusi.
Va da sè, che il discente non condivide questo entusiasmo per l'errore, al limite può consolarsi con i dati di alcune ricerche americane secondo le quali i parlanti nativi non percepirebbero con molta simpatia i non-nativi che parlano la loro lingua con troppa perfezione, come se tali apprendenti volessero "mascherarsi", nascondere la propria identità. Bisogna dunque lasciare una certa margine all'errore- ammoniscono - consolandoci i ricercatori.
Analizzando diversi problemi legati all'errore (tipologia, il peso, il criterio di soggettività) uno degli aspetti più interessanti sono gli studi che intendono spiegare le cause degli errori.
I dati emersi dalle ricerche sono contrastanti, ma sembra che nelle nostre interlingue una parte delle deviazioni possa esser ascritta alla difficoltà della struttura da apprendere in sè, altre a strategie universali, altre ancora al transfer dalla madrelingua. In quest'ultimo caso l'apprendente ricalca nella lingua d'arrivo le strutture tipiche della sua madrelingua. un argomento che anche la didattica dell'italiano a stranieri ha diverse volte trattato, sono stati pubblicati lunghi elenchi degli errori tipici del parlante inglese, francese, tedesco, spagnolo, slavo, arabo, cinese, giapponese, ecc.(Tali elenchi riguardano soprattutto la pronuncia, l'ortografia e la morfosintassi.)
La scelta del "campione"
Gli esempi qui riportati sono tolti da produzioni scritte (elaborati, traduzioni, versioni) di studenti ungheresi che studiano l'italiano da diversi anni e per la loro competenza generale dell'italiano sono di livello medio-avanzato. Per quello che concerne la loro produzione orale, argomento che non fa parte di questo articolo, si osserva che gli errori più gravi riguardano problemi relativi all'uso del registro e quelli concernenti le regole pragmatiche, molto diverse nelle rispettive lingue. Sempre per problemi di spazio, fra i numerosi errori di cui sono costellati i compiti sono stati scelti quelli lessicali, con particolare riguardo ad una categoria speciale.
2. Difficoltà del lessico italiano
La lingua italiana, che secondo un pregiudizio duro a morire, a parte l'uso dei tempi e modi verbali, sarebbe una lingua "facile" da imparare, in realtà per l'apprendente straniero di qualsiasi livello nasconde un numero elevatissimo di difficoltà , anche lessicale. I casi sono molti, a titolo di esempio se ne elencano alcuni: la stratificazione del lessico italiano, i nomi con doppio plurale, gli omonimi, i numerosi casi di polisemia, parole che con la stessa forma possono essere maschili o femminili con significato diverso, parole che scritte con maiuscola hanno un significato diverso da quello scritto con minuscola, parole con diverso significato a seconda dell'accento, delle vocali aperte o chiuse, delle consonanti scempie o geminate, i doppioni, i derivati, gli alterati e i falsi alterati, la somiglianze superficiali tra parole, aggettivi che cambiano significato a seconda della loro posizione, il numero elevato di geosinonimi e così via costituiscono quella selva di sbagli lessicali che derivano dal carattere della lingua italiana stessa e danno del filo da torcere al discente di qualsiasi retroterra linguistica.
Nella nostra raccolta, abbiamo molti esempi del cosiddetto "lessico potenziale"(come si sa, accanto a bambini, scrittori, linguisti, giornalisti anche gli stranieri partecipano al "rinnovamento" della lingua, con la differenza che le loro coniazioni hanno un'esistenza molto effimera, in quanto cancellate immediatamente dalla matita blu dell' insegnante).
Nei compiti esaminati troviamo un numero sorprendentemente alto di questi errori: perduta (perdità), interrotto (interruzione), monotonità, umilianza, trascurazione, confessazione, risolto (risultato), disutile, adattazione, scomprendibile, elencazione, elencamento, crollata
Ci sono poi gli errori dovuti alla somiglianza fra parole italiane: errore senza dubbio più caratteristico dei livelli iniziali, ma a causa del fenomeno della fossilizzazione può presentarsi anche ad una fase più progredita:
salvato-salvo, privo- privato, trattare-trattenere, rilevare-rivelare, accessibile- acettabile, traduzione-tradizione, colazione-collezione, chiostro-inchiostro, cervo-cervello, conversare-conservare, asino-asilo, spesso-speso inferno-inverno, foresta-foresteria, complemento-complimento, campagna-compagna,
Danno non poche incertezze le parole derivate dalla stessa radice: sostantivi cambio-cambiamento, organismo-organizzazione, preparatorio- preparativo, cadenza-caduta, anno-annata, previdenza-previsione, coltura-cultura, mantenimento - manutenzione, trattamento-trattazione, chiarezza- chiarimento, collocazione-collocamento), verbi derivati (cambiare-scambiare, permettere-premettere, compiere-riempire) aggettivi (gelato-gelido, fantasioso-fantastico, festoso-festivo, generoso-generico, barboso- barbuto, specifico- speciale, spiritica- spiritosa, avventurose- avventate, originale-originario).
Nella comprensione le trappole sono tante: fraseologismi non corrispondenti, metafore diverse (pantofolaio, mostro), giochi di parole, neologismi, parole occasionali non trasparenti e -dato il loro carattere effimero- non presenti sul dizionario, abbreviazioni, il lessico legato alla cultura.
A volte la troppa fiducia posta nel dizionario, che in realtà non può registrare tutti i significati di una parola che inganna il discente, a volte un contesto insolito in cui appare una parola nota (come può essere "nervoso" un mercato , avere una" fidanzata" un marito?-se la domandano gli apprendenti. Un particolare tipo di errore è dovuto alle false etimologie: il discente diventa storico di lingua e scopre che la parola "accattivante" significa "cattivo", nella parola incoraggiante l'elemento "in" sarebbe un prefisso di privazione, cioè significa "non corraggiare", i programmi odierni sono "detestabili" (dal verbo odiare).
Il testo giornalistico, poi tanto spesso adoperato nella didattica dell'italiano dei livelli superiori, in quanto testo autentico, di un registro medio, vicino al parlato, a volte risulta testo enigmatico, da decifrare con aiuto di lunghi commenti a piè di pagina. Che tipo di competenza richiede capire, per uno straniero che non ha mai vissuto in Italia, espressioni come: Fiamme gialle, ufficio di collocamento, cassintegrato, lista di nozze, mammismo, nonnismo, cattedrale nel deserto, l'anno della pantera, fumata nera, colletti bianchi,ecc.?
Da quando sono disponibili sul mercato i due dizionari culturali italiani, possiamo trovare risposte a molti dubbi, ma non a tutti, per la natura delle cose e della vita che ne produce sempre nuove.
Ugualmente: comprendere titoli come: Specchio delle mie brame, Bello e impossibile, Armi e buoi dai paesi tuoi, Vestivamo all'occidentale, Il baroni inciampante, Sfratelli d'Italia, Galeotto fu il quadro. pubblicità come: Nemici per la pelle, Necchi li fa poi li accoppia, Chiara, fresca, dolce pelle, Da oggi potrete avere mari e monti. Neologismi come: piratare,resettare, rappare, iperstressante, ricavometro, ecomafia, palestrato, ibridismi come: mortadella full-contact, ocassioni easy, il must dell'estate, happening bio, fare seewatching, allarme privacy, ecc. che tipo di competenze ci vogliono??
Nella comprensione ci sono di aiuto anche le altre lingue conosciute (ultimamente soprattutto l'inglese). A volte però il transfer viene proprio dalla prima lingua straniera: libreria, introdurre, parenti, cold, firma, relativi, e così via ne sono la testimonianza. Tutte le difficoltà di cui sopra però non possono esser attribuite al transfer della madrelingua e come tali non vengono esaminati in questa sede.
3. Errori " ungheresi"
La comprensione del messaggio in molti casi viene ostacolata dalla diversità di significato fra parole apparentemente equivalenti: diversità nel referente o -caso ancora più frequente - nelle associazioni che la parola in questione evoca nei parlanti di queste lingue. In questo caso il problema riguarda la comunicazione, non la competenza lessicale.
Parlando di errori lessicali tipicamente ungheresi possono esser scartati le somiglianze casuali (falsi affini) che potrebbero causare perplessità solo al livello iniziale (bisogna- bizony, canna- kanna, rocca- rokka, traffico- trafik, ecc.).
Errori frequenti riscontrati nella produzione é dovuto invece in molti casi alla scelta dei sinonimi: il discente non si rende conto che alla parola ungherese in italiano corrispondono diversi termini ("kortárs":coetaneo-contemporaneo, "idegen": straniero- estraneo- forestiero, "viszony": relazione- rapporto-contatto- legame, "hely": posto-luogo, "észrevesz" :accorgersi-rendersi conto, "cél": scopo- meta, "pontosan": puntualmente-precisamente," rövid":corto-breve, "nagy": grande-grosso, " számolni", calcolare-contare, "következő", prossimo- sucessivo, "alakít": formare-creare, " belül, dentro-all'interno, "körülmény": circostanza-condizione," ismerős": conoscente-conosciuto, "szokás": abitudine-consuetudine-usanza-costume, "kérdés" : domanda-questione, "kelet": est-oriente, "ember": uomo-persona, e così via)
In altri casi alla parola italiana vengono attribuite tutti i significati del corrispondente termine ungherese e così vengono usate in modo sbagliato. in italiano non si riceve una malattia o un professore. Accanto ai derivati inesistenti già ricordati, sono frequenti le traduzioni "parola per parola" di un'espressione o parola composta ungherese, decifrabile, a volte solo a chi sa anche l'ungherese. ("I magiarismi" poi, sono molto vistosi al livello sintattico, nella costruzione del periodo). Molte volte si tratta di ipergeneralizzazione di una regola, per cui se porszívó in italiano si chiama aspirapolvere, kéményseprő-spazzacamino, napraforgó: girasole, allora homokóra sarà certamente orologio di sabbia, karóra -orologio da braccio, e tükörtojás qualcosa come uovo di specchio.
L'errore è, in alcuni casi di carattere sociolinguistico: il discente ha acquisito il significato della parola, ma non il suo ambito di uso. Da quando sono cambiate le circostanze dell'apprendimento, è cambiato anche il carattere di tali errori: mentre prima si trattava di arcaismi, espressioni troppo auliche, adesso le espressioni scritte sono costellate di forme colloquiali, gergali o regionali. Il discente poi difficilmente accetta questo tipo di errore come mai "non va bene " se l'ha sentito usare così in Italia da parlanti nativi?
Un particolare tipo di errore " a letargikus maci, a protekciós kígyó és társai"
Merita l'attenzione un particolare tipo di errore: quello dovuto al nostro lessico comune europeo. In questo patrimonio lessicale oltre alle migliaia di parole e di elementi formativi di origine greca e latina, ultimamente troviamo anche un nutrito numero di anglo-americanismi. Tali elementi generalmente costituiscono una buona base per la reciproca comprensione.
Ma la corrispondenza non è sempre perfetta, anzi: a volte nasconde vere e proprie trappole. Perché, accanto a molti termini di identico significato da una lingua all'altra si trovano anche quelli che nel corso della storia hanno subito dei mutamenti rispetto al significato originale.
Come è ben noto, l'ungherese pur non essendo una lingua indoeuropea tanto meno neolatina, nel corso della storia ha subito una notevole latinizzazione. La penetrazione del latino era molto forte e riguardava anche la lingua popolare. Purtroppo negli ultimi cinquanta anni nelle nostre scuole il latino viene studiato solo da un numero esiguo di studenti, ma ciononostante anche nel lessico -soprattutto passivo- delle generazioni più nuove questo componente sembra ancora abbastanza vitale.
Nella maggioranza dei casi il discente ungherese studiando lingue indoeuropee può contare su questi elementi familiari, suoi amici. Ma a volte nei testi spuntano anche i famigerati falsi amici. Il problema è stato studiato in relazione di lingue come l'inglese - l'italiano, il francese - l'italiano, lo spagnolo -l'italiano, l'inglese -il tedesco. Il fenomeno anche se in misura minore è presente anche in relazione italiano - ungherese.
Naturalmente il lessico paneuropeo non ci inganna soltanto sul piano lessicale: essa causa numerose interferenze anche nella pronuncia e nell'ortografia:
Nella pronuncia di parole come martire, antico, autonomo, sociologia,radice,catalogo,teoria, diagnosi, terapia, regime, usura, anarchia, monarchia, egemonia, interferisce la pronuncia all'ungherese di questi latinismi. Lo stesso discente che non ha nessun difficoltà di pronunciare il nesso gn nelle parole come gnocco, lavagna, davanti a parole come diagnosi si blocca. Allo stesso modo nell'ortografia si hanno numerose interferenze. repubblica-republika, comune-kommuna, accademia-akadémia, differenza-diferencia, pubblicare-publikál. Ma le deviazioni si hanno soprattutto al livello lessicale. Confrontando il lessico ungherese con quello 'italiano dal punto di vista degli europeismi, risulta che oltre ad uno strato vastissimo di parole comuni, a volte i nostri forestierismi non coincidono: in ungherese si usa la parola straniera- in italiano quella propria, o viceversa: in ungherese si usa la parola propria- in italiano quella straniera. L'errore dovuto a questo fenomeno si presenta chiaramente nella strategie del discente al momento della produzione: l'apprendente ipotizza l'esistenza di parole che non ci sono, mette in moto la strategia di italianizzare una parola latina presente nell'ungherese: o semplicemente usare la parola dando per scontato che si tratti di un europeismo presente anche in italiano.
Lui è un uomo unintelligente. Lei è unsimpatica. Leonardo fu un poliistore. Ho dimenticato a casa la mia mappa. Questa è naività. Il palazzo fu costruito in stile secessione. Ha scritto una glossa. Il suo stipendio brutto è abbastanza alto, quello netto già lo è di meno. La frutta in questa stagione viene dalla folia(dalla serra) Chissà cosa succede dietro le culisse ( le quinte). Sono stata dalla cosmetista.
Lo stesso tipo di errore ricorre a volte anche con gli anglicismi e i francesismi.
Dobbiamo pagare molto di rezsi. Le riviste bulvare scrivono spesso di lui. I ferrovieri fanno un strike . Abbiamo guardato in match di calcio. Loro non conoscono l'etichetta. Abbiamo comprato un nuovo turmix. Indossa un bel costume..
Un caso particolare delle parole inesistenti trasferite dall'ungherese riguarda le parole italiane o pseudo-italiane che in italiano non esistono: è il caso del leporello e fregoli
Il falso amico trova le sue vittime soprattutto nella fase della "decodificazione".
Oltre al lessico ipotizzato ma inesistente, ancora piú frequentemente troviamo casi in cui la parola in questione esiste in ambedue le lingue, ma per un motivo o l'altro il significato del termine ha subito un processo di modificazione e la parola in questione appare in un contesto "imbarazzante". Il discente pensando di conoscere bene il significato della parola, non ricorre all'uso del dizionario e inevitabilmente cade in trappola. All'origine del fenomeno si trovano coincidenze casuali, restringimenti di significato, diverse connotazioni, ecc. Dal nostro campione abbiamo trovato i seguenti esempi.
Ci sono casi in cui i due significati sono totalmente diversi e fra loro non si può trovare nessun legame etimologico. La parola " statista", ad esempio nell'ungherese è una parola di origine latina che significa " comparsa", mentre quella italiana deriva dallo "stato". Ma nella mente dell' apprendente ungherese le due parole possono confondersi.
Un caso conosciuto è quello del famigerato " morbido". Qui il termine originale ha subito sviluppi autonomi nelle rispettive lingue. Un'altra parola simile č il letargo. L' apprendente ungherese così "scopre", che l'orso che va in letargo, è un orso caduto in depressione. E nel caso della protezione di una vipera si tratta di un animale che ha una raccomandazione. Fra i falsi amici sono da collocarsi anche il pullman e il bar. E i confetti, la vignetta, la creta, la tinta -parole che ingannano spesso i nostri studenti- anche come giovani traduttori in erba. In altri casi il campo semantico del termine in una delle lingue è più stretto: In ungherese una sarta non può avere un laboratorio, la parola viene associata a qualcosa che sa di chimica e di fisica, o il liquore in ungherese č una bevanda alcolica dolce, in italiano contiene anche grappa, whisky,vodka, gin, cioè non necessariamente dolce.
Allo stesso modo, anche la torta ungherese non è equivalente alla torta italiana.
E cosi via: il settore gastronomico potrebbe offrirne altri esempi
In molti casi si tratta di parole che fanno parte dello stesso campo semantico, ma con notevoli differenze di significato. La vita scolastica ne č particolarmente ricca: si pensi, fra l'altro a " professore, docente, ginnasio, collegio, diploma, candidato, cattedra ecc".
A volte si tratta di una diversa distribuzione dei significati . La parola, polisemica in ambedue lingue, ma nel linguaggio comune solo uno dei significati è conosciuto, l'altro è ristretto ad usi piuttosto rari: letterari, arcaici o settoriali, così anche se i dizionari ungheresi riportano tutti i significati del latinismo in questione, la lingua comune ne conosce uno solo, cosě il discente ne conosce dunque solo quello primario, quello in uso nell'ungherese comune. In ungherese laico vuol dire in primo luogo uno che non è specialista, uno che in un determinato campo del sapere non è specializzato. In italiano significa prima di tutto non religioso. Per l'apprendente medio la parola ungherese protocollo ha un solo significato, significa solo il cerimoniale diplomatico e non gli atti diplomatici, la dieta per il discente ungherese significherà "cura dimagrante" e non regime alimentario, tanto meno " seduta dell'assemblea nazionale". Abbiamo parole che sono soprattutto stilisticamente diverse: parola come persona, bestia, raffinato, banda, notorio, collaborare, provocare hanno una connotazione piuttosto negativa. Così leggendo in un annuncio matrimoniale che " laureato raffinato cerca partner può causare nel lettore ungherese qualche perplessità.
Ci sono poi casi quando la parola italiana appare in contesti assolutamente insoliti Espressioni come depressione economica, soluzione banale, neutroni decadenti, struttura primitiva possono capovolgere la fiducia nella propria competenza semantica dalla parte del discente. Mi ricordo la faccia della studentessa mentre stava leggendo l'inizio di una favola: "...una delle ragazze era bella e buona, l'altra brutta e perversa." L'elenco potrebbe esser continuato ancora a lungo. L'analisi dell'errore ha lo scopo di prevedere le difficoltà che il discente incontrerà nel processo dell'apprendimento e la correzione deve esser seguito da un'attività di rinforzo. In questo caso si potrebbe esaminare il nostro lessico comune, sottolineando le eventuali differenze. L'aspetto contrastivo però in genere è poco presente nella pratica quotidiana di insegnamento di italiano. I manuali in uso nelle scuole sono edizioni italiane, ideate per un pubblico internazionale, che per la loro natura non possono dedicare attenzione ai problemi di analisi contrastiva questo è un pezzo da pagare per i tanti indiscutibili vantaggi che hanno portato nella didattica dell'italiano i libri di testo pubblicati in Italia, ideati per un pubblico internazionale. Certo se il discente leggesse di più ( sia in italiano che in ungherese), se sapesse un po' di latino, se sfogliasse più spesso il dizionario che è una lettura estremamente interessante e utile ( abbiamo visto che molti errori derivano da una conoscenza parziale del termine), ma bisogna "rassegnarsi" che oggi la lingua si impara attraverso altri canali. Un piccolo spazio rimane sempre per l'insegnante, che nella sua corsa "contro il tempo" potrebbe dedicare qualche riflessione anche a questo aspetto della competenza lessicale.
Compiti:
Elencare errori tipici
Quali difficoltà hai trovato nella fase iniziale: Quali sono le difficoltà che permangono anche al livello superiore?
In base al libro di Cattana elenca errori tipici di ispanofoni, germanofoni, ecc. Confrontalo con le tue esperienze.
Avrai conosciuto stranieri che parlano l'italiano. Da quali errori si riconoscono?
Avrai sentiti giudizi da parte di italiani su magiari che parlano italiano. Che cosa dicono e come si spiegano questi apprezzamenti?
Letture
Cattana, A. és Nesci,M. T. (2000): Analizzare e correggere gli errori, Guerra , Perugia
Horváth T. Krisztina: Grammatiche critiche, Editio Mediterranica, 2008.
Farkas Mária ( 2000) Lingue a confronto, JaTEPress, Szeged
Fábián Zsuzsa (2002): Falsi amici tra l'italiano e ungherese , in Kapcsolatok, Budapest, pp.81-89.
Mezzadrì M. La correzione degli errori in: In it. Anno 3. n. 1. pp.4-9
Trappole lessicali nell'interlingua dell'apprendente ungherese
(relazione scritta da una di madrelingua ungherese, che oltre ad errori dovuti alla disattenzione e lacune varie, farà anche i soliti errori tipici dei magiarofoni)
1. L'errore: il nostro eterno nemico (o amico?)
Il discente medio (sempre ammettendo che tale categoria esista) di una lingua straniera è condannato a commettere errori fino alla fine della sua vita: la competenza di un parlante nativo è un obiettivo irraggiungibile. " Crescendo" in una lingua straniera però la natura dei nostri errori cambia: al posto di quelli morfologici subentrano i lessicali e sintattici, dimostrando che anche dopo aver raggiunto un certo grado di correttezza formale, il discente continua a " pensare" nella sua madrelingua e a "tradurre " direttamente da essa.
L'errore, il nostro eterno compagno occupa un posto centrale nella didattica: interessa gli insegnanti e gli studiosi. Negli ultimi decenni il concetto stesso dell'errore è molto cambiato: nella nuova valutazione essi sono molto preziosi, inevitabili anzi desiderabili, in quanto svelano i misteri del meccanismo di apprendimento e forniscono un aiuto per l'insegnante , che come me - dispone di una " banca dati "degli errori più diffusi.
Va da sè, che il discente non condivide questo entusiasmo per l'errore, al limite può consolarsi con i dati di alcune ricerche americane secondo le quali i parlanti nativi non percepirebbero con molta simpatia i non-nativi che parlano la loro lingua con troppa perfezione, come se tali apprendenti volessero "mascherarsi", nascondere la propria identità. Bisogna dunque lasciare una certa margine all'errore- ammoniscono - consolandoci i ricercatori.
Analizzando diversi problemi legati all'errore (tipologia, il peso, il criterio di soggettività) uno degli aspetti più interessanti sono gli studi che intendono spiegare le cause degli errori.
I dati emersi dalle ricerche sono contrastanti, ma sembra che nelle nostre interlingue una parte delle deviazioni possa esser ascritta alla difficoltà della struttura da apprendere in sè, altre a strategie universali, altre ancora al transfer dalla madrelingua. In quest'ultimo caso l'apprendente ricalca nella lingua d'arrivo le strutture tipiche della sua madrelingua. un argomento che anche la didattica dell'italiano a stranieri ha diverse volte trattato, sono stati pubblicati lunghi elenchi degli errori tipici del parlante inglese, francese, tedesco, spagnolo, slavo, arabo, cinese, giapponese, ecc.(Tali elenchi riguardano soprattutto la pronuncia, l'ortografia e la morfosintassi.)
La scelta del "campione"
Gli esempi qui riportati sono tolti da produzioni scritte (elaborati, traduzioni, versioni) di studenti ungheresi che studiano l'italiano da diversi anni e per la loro competenza generale dell'italiano sono di livello medio-avanzato. Per quello che concerne la loro produzione orale, argomento che non fa parte di questo articolo, si osserva che gli errori più gravi riguardano problemi relativi all'uso del registro e quelli concernenti le regole pragmatiche, molto diverse nelle rispettive lingue. Sempre per problemi di spazio, fra i numerosi errori di cui sono costellati i compiti sono stati scelti quelli lessicali, con particolare riguardo ad una categoria speciale.
2. Difficoltà del lessico italiano
La lingua italiana, che secondo un pregiudizio duro a morire, a parte l'uso dei tempi e modi verbali, sarebbe una lingua "facile" da imparare, in realtà per l'apprendente straniero di qualsiasi livello nasconde un numero elevatissimo di difficoltà , anche lessicale. I casi sono molti, a titolo di esempio se ne elencano alcuni: la stratificazione del lessico italiano, i nomi con doppio plurale, gli omonimi, i numerosi casi di polisemia, parole che con la stessa forma possono essere maschili o femminili con significato diverso, parole che scritte con maiuscola hanno un significato diverso da quello scritto con minuscola, parole con diverso significato a seconda dell'accento, delle vocali aperte o chiuse, delle consonanti scempie o geminate, i doppioni, i derivati, gli alterati e i falsi alterati, la somiglianze superficiali tra parole, aggettivi che cambiano significato a seconda della loro posizione, il numero elevato di geosinonimi e così via costituiscono quella selva di sbagli lessicali che derivano dal carattere della lingua italiana stessa e danno del filo da torcere al discente di qualsiasi retroterra linguistica.
Nella nostra raccolta, abbiamo molti esempi del cosiddetto "lessico potenziale"(come si sa, accanto a bambini, scrittori, linguisti, giornalisti anche gli stranieri partecipano al "rinnovamento" della lingua, con la differenza che le loro coniazioni hanno un'esistenza molto effimera, in quanto cancellate immediatamente dalla matita blu dell' insegnante).
Nei compiti esaminati troviamo un numero sorprendentemente alto di questi errori: perduta (perdità), interrotto (interruzione), monotonità, umilianza, trascurazione, confessazione, risolto (risultato), disutile, adattazione, scomprendibile, elencazione, elencamento, crollata
Ci sono poi gli errori dovuti alla somiglianza fra parole italiane: errore senza dubbio più caratteristico dei livelli iniziali, ma a causa del fenomeno della fossilizzazione può presentarsi anche ad una fase più progredita:
salvato-salvo, privo- privato, trattare-trattenere, rilevare-rivelare, accessibile- acettabile, traduzione-tradizione, colazione-collezione, chiostro-inchiostro, cervo-cervello, conversare-conservare, asino-asilo, spesso-speso inferno-inverno, foresta-foresteria, complemento-complimento, campagna-compagna,
Danno non poche incertezze le parole derivate dalla stessa radice: sostantivi cambio-cambiamento, organismo-organizzazione, preparatorio- preparativo, cadenza-caduta, anno-annata, previdenza-previsione, coltura-cultura, mantenimento - manutenzione, trattamento-trattazione, chiarezza- chiarimento, collocazione-collocamento), verbi derivati (cambiare-scambiare, permettere-premettere, compiere-riempire) aggettivi (gelato-gelido, fantasioso-fantastico, festoso-festivo, generoso-generico, barboso- barbuto, specifico- speciale, spiritica- spiritosa, avventurose- avventate, originale-originario).
Nella comprensione le trappole sono tante: fraseologismi non corrispondenti, metafore diverse (pantofolaio, mostro), giochi di parole, neologismi, parole occasionali non trasparenti e -dato il loro carattere effimero- non presenti sul dizionario, abbreviazioni, il lessico legato alla cultura.
A volte la troppa fiducia posta nel dizionario, che in realtà non può registrare tutti i significati di una parola che inganna il discente, a volte un contesto insolito in cui appare una parola nota (come può essere "nervoso" un mercato , avere una" fidanzata" un marito?-se la domandano gli apprendenti. Un particolare tipo di errore è dovuto alle false etimologie: il discente diventa storico di lingua e scopre che la parola "accattivante" significa "cattivo", nella parola incoraggiante l'elemento "in" sarebbe un prefisso di privazione, cioè significa "non corraggiare", i programmi odierni sono "detestabili" (dal verbo odiare).
Il testo giornalistico, poi tanto spesso adoperato nella didattica dell'italiano dei livelli superiori, in quanto testo autentico, di un registro medio, vicino al parlato, a volte risulta testo enigmatico, da decifrare con aiuto di lunghi commenti a piè di pagina. Che tipo di competenza richiede capire, per uno straniero che non ha mai vissuto in Italia, espressioni come: Fiamme gialle, ufficio di collocamento, cassintegrato, lista di nozze, mammismo, nonnismo, cattedrale nel deserto, l'anno della pantera, fumata nera, colletti bianchi,ecc.?
Da quando sono disponibili sul mercato i due dizionari culturali italiani, possiamo trovare risposte a molti dubbi, ma non a tutti, per la natura delle cose e della vita che ne produce sempre nuove.
Ugualmente: comprendere titoli come: Specchio delle mie brame, Bello e impossibile, Armi e buoi dai paesi tuoi, Vestivamo all'occidentale, Il baroni inciampante, Sfratelli d'Italia, Galeotto fu il quadro. pubblicità come: Nemici per la pelle, Necchi li fa poi li accoppia, Chiara, fresca, dolce pelle, Da oggi potrete avere mari e monti. Neologismi come: piratare,resettare, rappare, iperstressante, ricavometro, ecomafia, palestrato, ibridismi come: mortadella full-contact, ocassioni easy, il must dell'estate, happening bio, fare seewatching, allarme privacy, ecc. che tipo di competenze ci vogliono??
Nella comprensione ci sono di aiuto anche le altre lingue conosciute (ultimamente soprattutto l'inglese). A volte però il transfer viene proprio dalla prima lingua straniera: libreria, introdurre, parenti, cold, firma, relativi, e così via ne sono la testimonianza. Tutte le difficoltà di cui sopra però non possono esser attribuite al transfer della madrelingua e come tali non vengono esaminati in questa sede.
3. Errori " ungheresi"
La comprensione del messaggio in molti casi viene ostacolata dalla diversità di significato fra parole apparentemente equivalenti: diversità nel referente o -caso ancora più frequente - nelle associazioni che la parola in questione evoca nei parlanti di queste lingue. In questo caso il problema riguarda la comunicazione, non la competenza lessicale.
Parlando di errori lessicali tipicamente ungheresi possono esser scartati le somiglianze casuali (falsi affini) che potrebbero causare perplessità solo al livello iniziale (bisogna- bizony, canna- kanna, rocca- rokka, traffico- trafik, ecc.).
Errori frequenti riscontrati nella produzione é dovuto invece in molti casi alla scelta dei sinonimi: il discente non si rende conto che alla parola ungherese in italiano corrispondono diversi termini ("kortárs":coetaneo-contemporaneo, "idegen": straniero- estraneo- forestiero, "viszony": relazione- rapporto-contatto- legame, "hely": posto-luogo, "észrevesz" :accorgersi-rendersi conto, "cél": scopo- meta, "pontosan": puntualmente-precisamente," rövid":corto-breve, "nagy": grande-grosso, " számolni", calcolare-contare, "következő", prossimo- sucessivo, "alakít": formare-creare, " belül, dentro-all'interno, "körülmény": circostanza-condizione," ismerős": conoscente-conosciuto, "szokás": abitudine-consuetudine-usanza-costume, "kérdés" : domanda-questione, "kelet": est-oriente, "ember": uomo-persona, e così via)
In altri casi alla parola italiana vengono attribuite tutti i significati del corrispondente termine ungherese e così vengono usate in modo sbagliato. in italiano non si riceve una malattia o un professore. Accanto ai derivati inesistenti già ricordati, sono frequenti le traduzioni "parola per parola" di un'espressione o parola composta ungherese, decifrabile, a volte solo a chi sa anche l'ungherese. ("I magiarismi" poi, sono molto vistosi al livello sintattico, nella costruzione del periodo). Molte volte si tratta di ipergeneralizzazione di una regola, per cui se porszívó in italiano si chiama aspirapolvere, kéményseprő-spazzacamino, napraforgó: girasole, allora homokóra sarà certamente orologio di sabbia, karóra -orologio da braccio, e tükörtojás qualcosa come uovo di specchio.
L'errore è, in alcuni casi di carattere sociolinguistico: il discente ha acquisito il significato della parola, ma non il suo ambito di uso. Da quando sono cambiate le circostanze dell'apprendimento, è cambiato anche il carattere di tali errori: mentre prima si trattava di arcaismi, espressioni troppo auliche, adesso le espressioni scritte sono costellate di forme colloquiali, gergali o regionali. Il discente poi difficilmente accetta questo tipo di errore come mai "non va bene " se l'ha sentito usare così in Italia da parlanti nativi?
Un particolare tipo di errore " a letargikus maci, a protekciós kígyó és társai"
Merita l'attenzione un particolare tipo di errore: quello dovuto al nostro lessico comune europeo. In questo patrimonio lessicale oltre alle migliaia di parole e di elementi formativi di origine greca e latina, ultimamente troviamo anche un nutrito numero di anglo-americanismi. Tali elementi generalmente costituiscono una buona base per la reciproca comprensione.
Ma la corrispondenza non è sempre perfetta, anzi: a volte nasconde vere e proprie trappole. Perché, accanto a molti termini di identico significato da una lingua all'altra si trovano anche quelli che nel corso della storia hanno subito dei mutamenti rispetto al significato originale.
Come è ben noto, l'ungherese pur non essendo una lingua indoeuropea tanto meno neolatina, nel corso della storia ha subito una notevole latinizzazione. La penetrazione del latino era molto forte e riguardava anche la lingua popolare. Purtroppo negli ultimi cinquanta anni nelle nostre scuole il latino viene studiato solo da un numero esiguo di studenti, ma ciononostante anche nel lessico -soprattutto passivo- delle generazioni più nuove questo componente sembra ancora abbastanza vitale.
Nella maggioranza dei casi il discente ungherese studiando lingue indoeuropee può contare su questi elementi familiari, suoi amici. Ma a volte nei testi spuntano anche i famigerati falsi amici. Il problema è stato studiato in relazione di lingue come l'inglese - l'italiano, il francese - l'italiano, lo spagnolo -l'italiano, l'inglese -il tedesco. Il fenomeno anche se in misura minore è presente anche in relazione italiano - ungherese.
Naturalmente il lessico paneuropeo non ci inganna soltanto sul piano lessicale: essa causa numerose interferenze anche nella pronuncia e nell'ortografia:
Nella pronuncia di parole come martire, antico, autonomo, sociologia,radice,catalogo,teoria, diagnosi, terapia, regime, usura, anarchia, monarchia, egemonia, interferisce la pronuncia all'ungherese di questi latinismi. Lo stesso discente che non ha nessun difficoltà di pronunciare il nesso gn nelle parole come gnocco, lavagna, davanti a parole come diagnosi si blocca. Allo stesso modo nell'ortografia si hanno numerose interferenze. repubblica-republika, comune-kommuna, accademia-akadémia, differenza-diferencia, pubblicare-publikál. Ma le deviazioni si hanno soprattutto al livello lessicale. Confrontando il lessico ungherese con quello 'italiano dal punto di vista degli europeismi, risulta che oltre ad uno strato vastissimo di parole comuni, a volte i nostri forestierismi non coincidono: in ungherese si usa la parola straniera- in italiano quella propria, o viceversa: in ungherese si usa la parola propria- in italiano quella straniera. L'errore dovuto a questo fenomeno si presenta chiaramente nella strategie del discente al momento della produzione: l'apprendente ipotizza l'esistenza di parole che non ci sono, mette in moto la strategia di italianizzare una parola latina presente nell'ungherese: o semplicemente usare la parola dando per scontato che si tratti di un europeismo presente anche in italiano.
Lui è un uomo unintelligente. Lei è unsimpatica. Leonardo fu un poliistore. Ho dimenticato a casa la mia mappa. Questa è naività. Il palazzo fu costruito in stile secessione. Ha scritto una glossa. Il suo stipendio brutto è abbastanza alto, quello netto già lo è di meno. La frutta in questa stagione viene dalla folia(dalla serra) Chissà cosa succede dietro le culisse ( le quinte). Sono stata dalla cosmetista.
Lo stesso tipo di errore ricorre a volte anche con gli anglicismi e i francesismi.
Dobbiamo pagare molto di rezsi. Le riviste bulvare scrivono spesso di lui. I ferrovieri fanno un strike . Abbiamo guardato in match di calcio. Loro non conoscono l'etichetta. Abbiamo comprato un nuovo turmix. Indossa un bel costume..
Un caso particolare delle parole inesistenti trasferite dall'ungherese riguarda le parole italiane o pseudo-italiane che in italiano non esistono: è il caso del leporello e fregoli
Il falso amico trova le sue vittime soprattutto nella fase della "decodificazione".
Oltre al lessico ipotizzato ma inesistente, ancora piú frequentemente troviamo casi in cui la parola in questione esiste in ambedue le lingue, ma per un motivo o l'altro il significato del termine ha subito un processo di modificazione e la parola in questione appare in un contesto "imbarazzante". Il discente pensando di conoscere bene il significato della parola, non ricorre all'uso del dizionario e inevitabilmente cade in trappola. All'origine del fenomeno si trovano coincidenze casuali, restringimenti di significato, diverse connotazioni, ecc. Dal nostro campione abbiamo trovato i seguenti esempi.
Ci sono casi in cui i due significati sono totalmente diversi e fra loro non si può trovare nessun legame etimologico. La parola " statista", ad esempio nell'ungherese è una parola di origine latina che significa " comparsa", mentre quella italiana deriva dallo "stato". Ma nella mente dell' apprendente ungherese le due parole possono confondersi.
Un caso conosciuto è quello del famigerato " morbido". Qui il termine originale ha subito sviluppi autonomi nelle rispettive lingue. Un'altra parola simile č il letargo. L' apprendente ungherese così "scopre", che l'orso che va in letargo, è un orso caduto in depressione. E nel caso della protezione di una vipera si tratta di un animale che ha una raccomandazione. Fra i falsi amici sono da collocarsi anche il pullman e il bar. E i confetti, la vignetta, la creta, la tinta -parole che ingannano spesso i nostri studenti- anche come giovani traduttori in erba. In altri casi il campo semantico del termine in una delle lingue è più stretto: In ungherese una sarta non può avere un laboratorio, la parola viene associata a qualcosa che sa di chimica e di fisica, o il liquore in ungherese č una bevanda alcolica dolce, in italiano contiene anche grappa, whisky,vodka, gin, cioè non necessariamente dolce.
Allo stesso modo, anche la torta ungherese non è equivalente alla torta italiana.
E cosi via: il settore gastronomico potrebbe offrirne altri esempi
In molti casi si tratta di parole che fanno parte dello stesso campo semantico, ma con notevoli differenze di significato. La vita scolastica ne č particolarmente ricca: si pensi, fra l'altro a " professore, docente, ginnasio, collegio, diploma, candidato, cattedra ecc".
A volte si tratta di una diversa distribuzione dei significati . La parola, polisemica in ambedue lingue, ma nel linguaggio comune solo uno dei significati è conosciuto, l'altro è ristretto ad usi piuttosto rari: letterari, arcaici o settoriali, così anche se i dizionari ungheresi riportano tutti i significati del latinismo in questione, la lingua comune ne conosce uno solo, cosě il discente ne conosce dunque solo quello primario, quello in uso nell'ungherese comune. In ungherese laico vuol dire in primo luogo uno che non è specialista, uno che in un determinato campo del sapere non è specializzato. In italiano significa prima di tutto non religioso. Per l'apprendente medio la parola ungherese protocollo ha un solo significato, significa solo il cerimoniale diplomatico e non gli atti diplomatici, la dieta per il discente ungherese significherà "cura dimagrante" e non regime alimentario, tanto meno " seduta dell'assemblea nazionale". Abbiamo parole che sono soprattutto stilisticamente diverse: parola come persona, bestia, raffinato, banda, notorio, collaborare, provocare hanno una connotazione piuttosto negativa. Così leggendo in un annuncio matrimoniale che " laureato raffinato cerca partner può causare nel lettore ungherese qualche perplessità.
Ci sono poi casi quando la parola italiana appare in contesti assolutamente insoliti Espressioni come depressione economica, soluzione banale, neutroni decadenti, struttura primitiva possono capovolgere la fiducia nella propria competenza semantica dalla parte del discente. Mi ricordo la faccia della studentessa mentre stava leggendo l'inizio di una favola: "...una delle ragazze era bella e buona, l'altra brutta e perversa." L'elenco potrebbe esser continuato ancora a lungo. L'analisi dell'errore ha lo scopo di prevedere le difficoltà che il discente incontrerà nel processo dell'apprendimento e la correzione deve esser seguito da un'attività di rinforzo. In questo caso si potrebbe esaminare il nostro lessico comune, sottolineando le eventuali differenze. L'aspetto contrastivo però in genere è poco presente nella pratica quotidiana di insegnamento di italiano. I manuali in uso nelle scuole sono edizioni italiane, ideate per un pubblico internazionale, che per la loro natura non possono dedicare attenzione ai problemi di analisi contrastiva questo è un pezzo da pagare per i tanti indiscutibili vantaggi che hanno portato nella didattica dell'italiano i libri di testo pubblicati in Italia, ideati per un pubblico internazionale. Certo se il discente leggesse di più ( sia in italiano che in ungherese), se sapesse un po' di latino, se sfogliasse più spesso il dizionario che è una lettura estremamente interessante e utile ( abbiamo visto che molti errori derivano da una conoscenza parziale del termine), ma bisogna "rassegnarsi" che oggi la lingua si impara attraverso altri canali. Un piccolo spazio rimane sempre per l'insegnante, che nella sua corsa "contro il tempo" potrebbe dedicare qualche riflessione anche a questo aspetto della competenza lessicale.
Compiti:
Elencare errori tipici
Quali difficoltà hai trovato nella fase iniziale: Quali sono le difficoltà che permangono anche al livello superiore?
In base al libro di Cattana elenca errori tipici di ispanofoni, germanofoni, ecc. Confrontalo con le tue esperienze.
Avrai conosciuto stranieri che parlano l'italiano. Da quali errori si riconoscono?
Avrai sentiti giudizi da parte di italiani su magiari che parlano italiano. Che cosa dicono e come si spiegano questi apprezzamenti?
Letture
Cattana, A. és Nesci,M. T. (2000): Analizzare e correggere gli errori, Guerra , Perugia
Horváth T. Krisztina: Grammatiche critiche, Editio Mediterranica, 2008.
Farkas Mária ( 2000) Lingue a confronto, JaTEPress, Szeged
Fábián Zsuzsa (2002): Falsi amici tra l'italiano e ungherese , in Kapcsolatok, Budapest, pp.81-89.
Mezzadrì M. La correzione degli errori in: In it. Anno 3. n. 1. pp.4-9